sabato 27 novembre 2010
bic
Continuò a scrivere nonostante l'inchiostro della penna fosse finito. Sul foglio solo l'incisione della sfera della sua BIC. Non soddisfatto decise di bruciare la sua composizione. Con un accendino BIC. Finì in bagno a tagliarsi la sua vena poetica con un rasoio. BIC.
martedì 5 ottobre 2010
banalità
Il nero sfina; Paolo Romani è il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico; i giovani sono il nostro futuro; le barzellette di Berlusconi fanno ridere; donna baffuta sempre piaciuta; il PD è un partito.
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lunedì 27 settembre 2010
il tema non svolto
Un'attenta lettrice mi ha scritto dicendomi che a suo parere ho banalizzato la questione della prostituzione liquidandola in poche parole. Dice che la cosa andava spiegata. Ho cercato di rimettermi nei panni di Laura per capire perché nel suo diario lei non abbia indugiato maggiormente sull'argomento. L'unica risposta che mi sono dato è che non ritenesse di dover aggiungere altro a quanto detto. Quello di Laura è un racconto di ciò che le accade con il filtro parziale delle sue sensazioni. Scrive solo quello che le suscita un qualche tipo di emozione, non vuole raccontare a qualcuno la sua storia, né tanto meno spiegarla. Se non ha approfondito il tema della prostituzione è semplicemente perché pensa che sia naturale vendere il proprio corpo. Non intendo esprimere un giudizio morale sul suo pensiero. Dico soltanto che fatto anche delle cose non dette, dei temi non svolti.
Capisco che queste mie affermazioni sembrano finalizzate a deresponsabilizzarmi rispetto al contenuto del racconto, ma non è così. Non lo faccio per destare scandalo né per creare un atmosfera da Nouvelle Vague. Il mio unico intento è cercare di far vivere il personaggio di vita propria, al di là delle mie sensazioni, delle mie convinzioni, della mia morale. Non è un'autobiografia, né la rappresentazione di un alter ego. Sto soltanto pubblicando la storia di una ragazza che non racconta per essere ascoltata.
Capisco che queste mie affermazioni sembrano finalizzate a deresponsabilizzarmi rispetto al contenuto del racconto, ma non è così. Non lo faccio per destare scandalo né per creare un atmosfera da Nouvelle Vague. Il mio unico intento è cercare di far vivere il personaggio di vita propria, al di là delle mie sensazioni, delle mie convinzioni, della mia morale. Non è un'autobiografia, né la rappresentazione di un alter ego. Sto soltanto pubblicando la storia di una ragazza che non racconta per essere ascoltata.
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lunedì 20 settembre 2010
Senza titolo - Capitolo 4
Quella mattina, una di una primaverile giornata di settembre, il motorino non ne voleva sapere di partire. Forse la candela piuttosto che la batteria. Poco importa, di meccanica ne capisco quanto di uomini.
Avevo fretta ché alle 9.30 avevo un colloquio di selezione come commessa al negozio Benetton di via Roma. Dopo mesi di ricerca senza frutto di un posto da praticante in uno studio legale, passai alla fase "basta che paghino". Insomma, qualsiasi lavoro andava bene. Se fossi stata abbastanza professionale, avrei preso in considerazione anche la possibilità di prostituirmi. Una volta ci ho provato. Ma il cliente mi coinvolse e alla fine non lo feci pagare chiedendogli però di non farsi più vedere. Non rispettò i patti e per mesi continuò a cercarmi. Non lo denunciai soltanto perché non volevo far sapere in giro che mi ero prostituita. Poi, dopo un mesetto che non si faceva più sentire, lo richiamai io. Quell'uomo era l'unico con il quale avevo fatto sesso da quando ero arrivata a Mantova. Ci rincontrammo in una piccola pensione. Era un ex bordello che la legge Merlin aveva messo al bando. Il piccolo albergo era gestito, e lo è tutt'ora, da Ada, una settantenne che in gioventù aveva in quel luogo amato a pagamento ragazzi di primo pelo e uomini sposati. Dicono che fosse la più bella, un corpo di Venere, e che tutti chiedessero lei. Con i soldi guadagnati aveva rilevato l'attività e trasformato la struttura in un albergo a ore, cosicché quelle stanze che erano nate per far amare, continuarono ad ospitare persone che andavano lì per amarsi. Ada ci chiese i documenti e ci diede la chiave limitandosi ad un cortese «Benvenuti» omettendo, come era abituata a fare, di menzionare i nostri nomi. La stanza era la numero 19. C'era solo un letto, lenzuola ingiallite dal tempo e consumate da incontri inconfessabili. La carta da parati era tutt'altro che romantica, come a ricordare agli avventori che non è necessario amarsi per amarsi. Diventò il mio amante, lo è tutt'ora che sono sposata.
Chiamai un taxi. Dopo il colloquio tornai a casa a piedi.
Avevo fretta ché alle 9.30 avevo un colloquio di selezione come commessa al negozio Benetton di via Roma. Dopo mesi di ricerca senza frutto di un posto da praticante in uno studio legale, passai alla fase "basta che paghino". Insomma, qualsiasi lavoro andava bene. Se fossi stata abbastanza professionale, avrei preso in considerazione anche la possibilità di prostituirmi. Una volta ci ho provato. Ma il cliente mi coinvolse e alla fine non lo feci pagare chiedendogli però di non farsi più vedere. Non rispettò i patti e per mesi continuò a cercarmi. Non lo denunciai soltanto perché non volevo far sapere in giro che mi ero prostituita. Poi, dopo un mesetto che non si faceva più sentire, lo richiamai io. Quell'uomo era l'unico con il quale avevo fatto sesso da quando ero arrivata a Mantova. Ci rincontrammo in una piccola pensione. Era un ex bordello che la legge Merlin aveva messo al bando. Il piccolo albergo era gestito, e lo è tutt'ora, da Ada, una settantenne che in gioventù aveva in quel luogo amato a pagamento ragazzi di primo pelo e uomini sposati. Dicono che fosse la più bella, un corpo di Venere, e che tutti chiedessero lei. Con i soldi guadagnati aveva rilevato l'attività e trasformato la struttura in un albergo a ore, cosicché quelle stanze che erano nate per far amare, continuarono ad ospitare persone che andavano lì per amarsi. Ada ci chiese i documenti e ci diede la chiave limitandosi ad un cortese «Benvenuti» omettendo, come era abituata a fare, di menzionare i nostri nomi. La stanza era la numero 19. C'era solo un letto, lenzuola ingiallite dal tempo e consumate da incontri inconfessabili. La carta da parati era tutt'altro che romantica, come a ricordare agli avventori che non è necessario amarsi per amarsi. Diventò il mio amante, lo è tutt'ora che sono sposata.
Chiamai un taxi. Dopo il colloquio tornai a casa a piedi.
venerdì 17 settembre 2010
la retta via
A forza di cercare la strada giusta, ne presi una qualunque, certo che il peggio che mi potesse capitare è che fosse quella sbagliata.
domenica 21 febbraio 2010
Appunti di viaggio - Tunisi, 19 febbraio, ore 0 e qualcosa
E' strano. Ci pensavo da giorni. Cosa? Non importa. Il punto era che non volevo più. Come se tutt'ad un tratto avessi cambiato punto di vista e mi fossi accorto che non c'era solo quello che avevo sempre visto ma anche dell'altro. E anche ciò che conoscevo aveva dei lati nascosti da scoprire. Non immaginarsi, vivere. Bisognava però mettere da parte tutte le inutili scuse che ormai non avevano più senso di esistere. Le scuse molte volte sono l'unico impedimento a fare. Anche la pigrizia spinge a non fare. Ma senza le scuse è qualcosa di moralmente criticabile. Le scuse invece nobilitano qualsiasi vizio, anche il più perverso. E lo fanno con forza della ragione. Ma io mi ero stancato di essere ragionevole e per cominciare dovevo fare qualcosa che richiedesse una buona dose di incoscienza. Che non poteva essere l'incoscienza di un adolescente visto che l'adolescenza era una cosa lontana. E neanche il recuperare il tempo perduto, che è una gran balla. Ché se una cosa la fai a trent'anni è diverso che se la fai a venti o a quindici. E non faccio valutazioni su quale sia il momento migliore per fare qualcosa. Probabilmente ognuno ha il suo migliore. Non è però detto che sia capace e abbia la fortuna di accorgersene. E soprattutto la forza e il coraggio per coglierlo. Forse è tardi. Forse mi sono solo illuso di averlo colto. Forse ho solo iniziato la mia vendemmia. C'è da augurarsi che il vino che ne verrà fuori sia abbastanza buono da gioirne o troppo ubriacante per dimenticare tutto. Io nel frattempo sono partito. Good night and good luck!
domenica 7 febbraio 2010
Senza titolo - Capitolo 3
Il mio incontro con Davide si rivelò ben presto più casuale di quello che in principio mi ero immaginata. Non cercava praticanti per il suo studio, nè altro. E in quell'altro racchiudo tutto l'universo di pensieri che ciascuno di voi si può essere fatto. Dopo quel piacevole pomeriggio passato insieme ci salutammo come chi sa che difficilmente si rincontrerà. Almeno durante questa vita. In fondo, nonostante i film che una si possa fare, c'era stata soltanto una chiacchierata di un'ora scarsa e nessuno dei due poteva dire di aver conosciuto l'altro se non per una superficiale impressione. In compenso avevo scoperto che fuma Gauloises rosse. A ripensarci sù non ci sarebbe stato nulla di strano se quell'incontro si fosse protratto oltre la chiacchierata. Non so se vi è mai capitato di imbattervi in uno sconosciuto che sapete che rimarrà per voi uno sconosciuto ma per il quale avvertite un'irrefrenabile attrazione di quelle che ineluttabilmente si concludono sul letto di qualche albergo a tre stelle. La sensazione è quella. E un epilogo del genere non avrebbe interferito in alcun modo sul corso degli accadimenti successivi. Perché il nostro oggi non è nato quel giorno. Che infatti ben presto dimenticammo proseguendo le nostre esistenze su binari paralleli, di quelli che si incontrano all'infinito.
domenica 10 gennaio 2010
stasera camomilla
La scorsa notte, nel mio letto, al caldo delle coperte, riflettevo a mente fredda sulla vita, sul suo senso. Insomma, pippe mentali a go go. Iniziai a sentire che la mente si scaldava mentre sul corpo avvertivo sottilissimi e taglienti brividi gelati che con il passare dei minuti diventavano sempre più frequenti iniziando a scandire un particolare ritmo che non saprei ricondurre a nessuno fra quelli che conosco. I miei pensieri avevano ormai preso a vivere nonostante me ed erano divenuti incontrollabili. Il tutto e il suo contrario in un vorticoso mix tanto incomprensibile quanto lo stabilire il momento in cui la maionese impazzisce. E' un attimo ma rappresenta il punto di non ritorno. Tutto sta nel sapersi fermare un'istante prima. O usare quell'unico uovo che ti è rimasto nel frigo per farlo strapazzato. Condito magari con un po' di tartufo. Buon appetito.
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venerdì 1 gennaio 2010
dubbi omeletteci
Istinto o ragione? Sembra una domanda banale ma la maggior parte delle cazzate compiute involontariamente dagli esseri umani è frutto dell'errata risposta a questo stupido quesito. Alla soglia dei trent'anni non ho ancora imparato a rispondere correttamente ogniqualvolta, cioè sempre, la vita mi abbia posto di fronte a questo bivio. E sinceramente inizio a dubitare che mai ci riuscirò. Nel frattempo, per non fare troppi danni, nell'incertezza scelgo la ragione. Quindi buon anno.
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